Da controlacrisi.org ; Autore: fabrizio salvatori
Sul Job act c’è molta irritazione da parte dei sindacati. Non per i contenuti, per carità, che in realtà ancora non si conoscono completamente. Ad innervosirli è stata la scelta del premier Renzi di lasciare a Merkel lo “ius prime noctis”. Insomma, prima ancora di presentarlo ai sindacati e a Confindustria il presidente del Consiglio volerà a Berlino il 17 marzo per sottoporlo al giudizio di Angela Merker. Del resto, come potrebbe essere altrimenti? Agenzie di rating e organismi internazionali, tra cui Ocse e Fmi, sono in prima fila nel controllo di palazzo Chigi. Proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha richiamato l’urgenza delle riforme sul lavoro davanti a un tasso di disoccupazione che sta pressando l’Italia oltre ogni misura.
I sindacati invocano l’avvio del confronto da parte del nuovo governo con le parti sociali. Insieme alla presentazione, dopo “i tanti titoli”, delle proposte e delle coperture finanziarie ed alla richiesta di agire non solo sull’Irap ma a favore dei lavoratori, per tagliare le tasse. “Farebbe bene a portare il Jobs act ai lavoratori, anziche’ alla Merkel”, esordisce il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. “Dovrebbero vederlo prima i lavoratori”, insiste Bonanni. Anche il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, dice con ironia: “Ci piacerebbe scoprire come e’ fatto il Jobs act”. E come “primo messaggio” da mandare al nuovo governo indica quello che “non si puo’ saltare la rappresentanza sociale”, che “non e’ una pura sigla e ha un’agenda dei problemi”, innanzitutto “lavoro e pensioni”. In generale il segretario generale della Cgil sollecita, “rispetto ai tanti annunci sentiti in questi giorni”, l’idea che ora “bisognerebbe conoscere le proposte concrete” e “iniziare a discutere quali sono le forme di finanziamento” per coprire gli interventi indicati. A partire dal taglio del cuneo fiscale: Camusso, come i leader di Cisl e Uil, insiste sulla necessita’ di abbassare il peso delle tasse sui lavoratori dipendenti ed i pensionati, per questo avverte che non si deve “concentrare tutto sull’Irap” e suggerisce di puntare piu’ che sull’Irpef (attraverso cui “il beneficio non e’ diretto sui lavoratori dipendenti, si distribuisce su tutti e si fa anche un omaggio agli evasori”) sulle detrazioni. A chiedere di “stare molto attenti” sulla questione fiscale, mettendo fine alle “troppe promesse di questi anni” e’ anche Bonanni. “Vorremmo ricordare al governo che ridurre l’Irap o le tasse ai lavoratori e ai pensionati non sono due scelte equivalenti ne’ neutrali per gli effetti sulla nostra economia”, afferma anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, sostenendo che “ridurre le tasse a milioni di italiani e’ la soluzione piu’ giusta ed efficace. Sarebbe singolare registrare che gli ultimi due governi di centrosinistra hanno ridotto le tasse solo alle imprese”.